Barzellettieri
con una strana idea della donna - Il vecchio che avanza.
Non è trascorso molto tempo dalle dimissioni di Silvio Berlusconi come
Presidente del Consiglio e già in Italia si è trovato il suo degno sostituto:
Beppe Grillo. A pensarci bene le affinità sono parecchie. Entrambi, per
esempio, raccontano barzellette ai commensali che li circondano e se l’ex
Premier lo fa come hobby, il comico genovese lo fa come professione. Almeno era
così fino a poco tempo fa. Un altro punto in comune è l’idea che entrambi hanno
della donna. Berlusconi l’ha palesato più volte nel ventennio che l’ha visto
protagonista sulla scena politica italiana ed il bunga bunga è stato lo squallido epilogo. Beppe Grillo, invece, ha posto
le sue coordinate ideologiche sulla figura femminile quando qualche giorno fa
ha offeso Federica Salsi, consigliere comunale 5 stelle del Comune di Bologna,
dicendo: “il punto G, quello che ti dà
l'orgasmo nei salotti dei talk show”. Quello che emerge da queste battute
da caserma è volgarità e concezione medievale della donna.
Le
smentite da vecchio politico - Non si fa molta fatica a
trovare altre similitudini tra i due caudilli.
Silvio Berlusconi c’ha abituato a delle continue smentite durante la propria
carriera politica. Un giorno afferma x e due giorni dopo sostiene y. L’editto
contro Monti e la Germania è un esempio recente. Anche Grillo non può resistere
alla tentazione e così ci sono i mesi in cui attacca Antonio Di Pietro e dice: "Di Pietro ha fondato l'Idv in una sede
sequestrata dalla finanza", ed i giorni in cui esalta il padre-padrone
dell’Italia dei Valori e lo considerava come il suo candidato ideale alla
Presidenza della Repubblica (in barba ai recenti scandali che coinvolgono il
politico molisano). Se quella di Berlusconi è vecchia politica, perché dovrebbe
essere considerata diversamente quella di Beppe Grillo? Affermare qualcosa e
smentirlo due giorni dopo, non è forse uno di quegli aspetti del politichese
che si vuole combattere?
La
propaganda populista - La sottile linea rossa che lega i due è
rafforzata da un vocabolo caro ad entrambi: populismo. Berlusconi è “sceso in
campo” cavalcando il malcontento post Tangentopoli contro la politica, si è
scagliato diverse volte contro gli immigrati e quindi contro i più deboli, ha
resuscitato il fantasma del comunismo per eccitare le masse. Come dimenticare
le crociate contro l’euro e la violenta propaganda contro i suoi avversari?
Berlusconi è stato il nostro Juan Peron e con una battuta potremmo dire che
Beppe Grillo potrebbe essere la nostra Evita Peron.
L’allergia
alla democrazia - Il leader del Movimento 5 stelle cavalca,
come Alba Dorata in Grecia o i Pirati in Germania, la disperazione delle
famiglie dovuta alla violenta crisi economica. Nei suoi comizi più che proposte,
che a volte sfiorano il ridicolo e ricordano Benito Mussolini o Mao Tse Tung
(attraversare lo Stretto di Messina a nuoto o scalare l’Etna), ci sono
proteste. E’ giusto protestare, per carità, ma senza un’idea reale e concreta è
solo populismo. In questi mesi Beppe Grillo si è nascosto dietro dei
comizi-spettacoli comici, ma non ha esposto la sua idea d’Italia. Il rischio è
alto. I sintomi ci sono tutti. Ultimo aspetto, ma non per importanza, è
l’allergia alla democrazia di Grillo. Berlusconi l’ha manifestata tante di
quelle volte, ma anche Grillo non è da meno. Rimprovera ed intimidisce, anche
con offese, i grillini che vengono invitati ai programmi tv e non si attengono
alle sue direttive. Forse prima dovrebbero chiedere l’autorizzazione al grande
capo e a Casaleggio & associati. Non accetta il confronto con altri leader
politici ed è pronto solo ad insultarli, invia alle varie testate
giornalistiche italiane degli “avvertimenti” stile Minculpop fascista su come
parlare del suo dogmatico Movimento.
Dal
caimano al clown? - Non so se il Grillo sparlante riuscirà ad
ottenere la base elettorale di Silvio Berlusconi, ma una cosa è certa:
vent’anni di berlusconismo hanno ridotto l’Italia in ginocchio. Il declino
economico, culturale e politico è evidente. Se l’Italia dovesse passare da un
caimano ad un clown, gli effetti potrebbero essere così catastrofici da non far
rialzare più il Paese ed allora si che la Grecia non sarebbe più una chimera.
di Valerio Morabito
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