venerdì 2 novembre 2012

Berlusconi e il Grillo sparlante. Quante analogie.


Barzellettieri con una strana idea della donna - Il vecchio che avanza. Non è trascorso molto tempo dalle dimissioni di Silvio Berlusconi come Presidente del Consiglio e già in Italia si è trovato il suo degno sostituto: Beppe Grillo. A pensarci bene le affinità sono parecchie. Entrambi, per esempio, raccontano barzellette ai commensali che li circondano e se l’ex Premier lo fa come hobby, il comico genovese lo fa come professione. Almeno era così fino a poco tempo fa. Un altro punto in comune è l’idea che entrambi hanno della donna. Berlusconi l’ha palesato più volte nel ventennio che l’ha visto protagonista sulla scena politica italiana ed il bunga bunga è stato lo squallido epilogo. Beppe Grillo, invece, ha posto le sue coordinate ideologiche sulla figura femminile quando qualche giorno fa ha offeso Federica Salsi, consigliere comunale 5 stelle del Comune di Bologna, dicendo: “il punto G, quello che ti dà l'orgasmo nei salotti dei talk show”. Quello che emerge da queste battute da caserma è volgarità e concezione medievale della donna.
Le smentite da vecchio politico - Non si fa molta fatica a trovare altre similitudini tra i due caudilli. Silvio Berlusconi c’ha abituato a delle continue smentite durante la propria carriera politica. Un giorno afferma x e due giorni dopo sostiene y. L’editto contro Monti e la Germania è un esempio recente. Anche Grillo non può resistere alla tentazione e così ci sono i mesi in cui attacca Antonio Di Pietro e dice: "Di Pietro ha fondato l'Idv in una sede sequestrata dalla finanza", ed i giorni in cui esalta il padre-padrone dell’Italia dei Valori e lo considerava come il suo candidato ideale alla Presidenza della Repubblica (in barba ai recenti scandali che coinvolgono il politico molisano). Se quella di Berlusconi è vecchia politica, perché dovrebbe essere considerata diversamente quella di Beppe Grillo? Affermare qualcosa e smentirlo due giorni dopo, non è forse uno di quegli aspetti del politichese che si vuole combattere?
La propaganda populista - La sottile linea rossa che lega i due è rafforzata da un vocabolo caro ad entrambi: populismo. Berlusconi è “sceso in campo” cavalcando il malcontento post Tangentopoli contro la politica, si è scagliato diverse volte contro gli immigrati e quindi contro i più deboli, ha resuscitato il fantasma del comunismo per eccitare le masse. Come dimenticare le crociate contro l’euro e la violenta propaganda contro i suoi avversari? Berlusconi è stato il nostro Juan Peron e con una battuta potremmo dire che Beppe Grillo potrebbe essere la nostra Evita Peron.
L’allergia alla democrazia - Il leader del Movimento 5 stelle cavalca, come Alba Dorata in Grecia o i Pirati in Germania, la disperazione delle famiglie dovuta alla violenta crisi economica. Nei suoi comizi più che proposte, che a volte sfiorano il ridicolo e ricordano Benito Mussolini o Mao Tse Tung (attraversare lo Stretto di Messina a nuoto o scalare l’Etna), ci sono proteste. E’ giusto protestare, per carità, ma senza un’idea reale e concreta è solo populismo. In questi mesi Beppe Grillo si è nascosto dietro dei comizi-spettacoli comici, ma non ha esposto la sua idea d’Italia. Il rischio è alto. I sintomi ci sono tutti. Ultimo aspetto, ma non per importanza, è l’allergia alla democrazia di Grillo. Berlusconi l’ha manifestata tante di quelle volte, ma anche Grillo non è da meno. Rimprovera ed intimidisce, anche con offese, i grillini che vengono invitati ai programmi tv e non si attengono alle sue direttive. Forse prima dovrebbero chiedere l’autorizzazione al grande capo e a Casaleggio & associati. Non accetta il confronto con altri leader politici ed è pronto solo ad insultarli, invia alle varie testate giornalistiche italiane degli “avvertimenti” stile Minculpop fascista su come parlare del suo dogmatico Movimento.    
Dal caimano al clown? - Non so se il Grillo sparlante riuscirà ad ottenere la base elettorale di Silvio Berlusconi, ma una cosa è certa: vent’anni di berlusconismo hanno ridotto l’Italia in ginocchio. Il declino economico, culturale e politico è evidente. Se l’Italia dovesse passare da un caimano ad un clown, gli effetti potrebbero essere così catastrofici da non far rialzare più il Paese ed allora si che la Grecia non sarebbe più una chimera.
di Valerio Morabito

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