La
vittoria di Obama - La riconferma di Barack Obama come
Presidente degli Stati Uniti d’America è una buona notizia. Una ventata di
ottimismo e speranza che potrebbe allontanare il cattivo odore di una crisi
economica lunga e difficile da combattere. Del resto proprio la politica
economica di Obama per contrastare la depressione più grave dal secondo
dopoguerra, ha iniziato a dare i suoi frutti con una sensibile diminuzione
della disoccupazione. Un dato da non sottovalutare, soprattutto se si usa come
metro di paragone la maggior parte dei Paesi dell’Unione Europea.
I
risultati di Obama - E’ vero che Obama ha deluso alcune
attese, come la mancata chiusura della prigione di Guantanamo, ma la grave
crisi economica ha modificato le priorità della sua presidenza. Nonostante
questo gli ottimi risultati sono sotto gli occhi di tutti ed in particolar modo
sono apparsi convincenti agli americani che hanno deciso di rieleggerlo. Dalla
riforma sanitaria che ha permesso a milioni di cittadine e cittadini di curarsi
a prescindere dal loro conto in banca (anche se ancora non può definirsi una
riforma sanitaria progressista come la conosciamo in Europa), all'introduzione dei diritti civili, passando per la normalizzazione dei gay nelle forze armate,
fino alla cattura di Osama Bin Laden senza la necessità di dichiarare guerra a
qualche Paese.
Tutti
sul carro del vincitore - Il “Yes, we can” di quattro anni fa è riuscito a fare breccia nei
cuori delle americane e degli americani, ma non solo. Ha appassionato milioni
di cittadini europei che si riconoscono nei valori globali di una sinistra
maggioritaria e democratica. Già, democratica. In Italia gli unici ad esultare
dovrebbero essere gli elettori o simpatizzanti del Partito Democratico o di
quella sinistra responsabile come i Radicali ed i Socialisti che sono
pienamente inseriti nel contesto globale. Ed invece è curioso che a festeggiare
ci siano anche rifondaroli e vendoliani. Per la serie “saliamo tutti sul carro
del vincitore” e dimentichiamoci che Obama rappresenta negli USA ciò che
Bersani o la segreteria del PD rappresentano in Italia. Qualcuno potrebbe
storcere il naso, ma sono i fatti a parlare. Al di là della comune sigla
democratica, i valori di questi due partiti sono uguali. Parole come lavoro,
uguaglianza, giustizia e diritti civili sono la base programmatica di qualsiasi
candidato alle Primarie. Inoltre la campagna dei Giovani Democratici e
Progressisti d’Europa, Rise Up, cos'è se non un rispecchiarsi in valori comuni con Obama ed il suo partito? Bersani o
altri leader democratici non avranno l’appeal di Barack Obama, ma le idee sono
le stesse e ciò che conta sono le proposte.
Si
è sempre democratici. Non solo una notte! - Chi oggi ed
in questi giorni pubblica link pro-Obama sui principali social network, sarà
pronto a criticarlo e ad identificarlo con il male assoluto quando
l’amministrazione democratica potrebbe (e dovrebbe) decidere di intervenire per
placare il regime sanguinario di Assad in Siria, oppure prenderà posizione contro
il regime fascista di Ahmadinejad che a giorni alterni minaccia di distruggere
Israele con la bomba atomica e nega spudoratamente l’Olocausto. Le divergenze,
però, non si riducono alla politica estera. Ad esempio una campagna elettorale
come quella di Barack Obama in cui sono stati spesi milioni di dollari, come
sarebbe vista da questa gente in Italia? Inoltre Barack Obama in passato ha
votato a favore della conferma di Condoleezza Rice come Segretario di Stato. In
Italia rifondaroli e vendoliani non avrebbero avuto difficoltà, dopo questa
scelta, ad affibbiarli tutti quegli epiteti che quotidianamente offrono a gente,
ad esempio, come Walter Veltroni. La verità è che spesso un grande partito deve
guardare prima di tutto (anche dei suoi ideali) al bene del Paese. Obama e
anche noi democratici lo sappiamo e cerchiamo di fare del nostro meglio. Invece
a chi oggi è salito sul carro del vincitore consiglio di scendere, perché credo
che la coerenza sia un valore fondamentale in politica e sinceramente sono
convinto che questa gente ne abbia poca. Si è democratici per dodici mesi all'anno e non solo per una notte.
di Valerio Morabito
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