domenica 14 ottobre 2012

Pericle: elogio di Atene democratica


In un periodo di decadenza culturale, dove questo concetto è relegato nell’angolo del superfluo e dell’economicamente inutile, perché secondo buona parte della classe dirigente attuale con la cultura non si produce ricchezza; in un’epoca in cui la morale e l’etica sono state travolte prima da Berlusconi e dopo dal berlusconismo che purtroppo si è diffuso anche in una parte del centro-sinistra (Penati docet); in un’età caratterizzata dalla degenerazione del potere finanziario che rischia di mettere in discussione il principio di democrazia e delle istituzioni; in un momento in cui un cittadino di un altro Paese del mondo è visto come una minaccia invece di essere considerato come l’Altro che può farci conoscere meglio noi stessi e la realtà circostante, credo non faccia male leggersi o rileggersi questo brano che risale al V sec. a.C. e che ci dice in modo inequivocabile quanto, a parte la tecnologia, noi uomini del XXI sec. siamo indietro rispetto all'Atene celebrata da Pericle:
 "Il nostro sistema politico non compete con istituzioni che sono vigenti altrove. Noi non copiamo i nostri vicini,ma cerchiamo di essere un esempio. Il nostro governo favorisce i molti invece che i pochi: per questo è detto una democrazia. Le leggi assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo i meriti dell'eccellenza. Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo stato, non come un atto di privilegio, ma come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento... La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l'uno dell'altro e non infastidiamo il nostro prossimo se preferisce vivere a suo modo... Ma questa libertà non ci rende anarchici.
Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati e le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa. E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte la cui sanzione risiede solo nell'universale sentimento di ciò che è giusto...La nostra città è aperta al mondo; noi non cacciamo mai uno straniero... Noi siamo liberi di vivere proprio come ci piace, e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo... Noi amiamo la bellezza senza indulgere tuttavia a fantasticherie e benché cerchiamo di migliorare il nostro intelletto, non ne risulta tuttavia indebolita la nostra volontà... Riconoscere la propria povertà non è una disgrazia presso di noi; ma riteniamo deplorevole non fare alcuno sforzo per evitarla. Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private... Un uomo che non si interessa dello stato non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e, benché soltanto pochi siano in grado di dar vita a una politica, noi siamo tutti in grado di giudicarla. Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla strada dell'azione politica, ma come indispensabile premessa ad agire saggiamente...Noi crediamo che la felicità sia frutto della libertà e la libertà il frutto del valore e non ci tiriamo indietro di fronte ai pericoli di guerra... Insomma, io proclamo che Atene è la Scuola dell'Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versatilità, la prontezza a fronteggiare le situazioni e la fiducia in se stesso"
(Tucidide, II, 37-41).
Valerio Morabito         

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