lunedì 8 ottobre 2012

Sinistra americana ed europea. Non siamo poi così distanti.


“Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell’ammassare senza fine beni terreni.
Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow-Jones, né i successi del Paese sulla base del prodotto interno lordo.
Il PIL comprende anche l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.
Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle.
Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini.
Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.
Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago.
Non comprende la bellezza della nostra poesia, la solidità dei nostri valori familiari o l’intelligenza del nostro dibattere.
Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro Paese.
Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta”.
Un socialismo che costruisce ponti e non alza muri - Leggendo questa riflessione di Robert Kennedy, “Il Pil non misura tutto”, mi è venuto in mente che le differenze tra la sinistra europea e la sinistra americana non sono poi così marcate. Certo quando il fratello dell’ex Presidente degli Stati Uniti d’America ha messo su carta una considerazione del genere, in un momento storico caratterizzato dalla guerra fredda e dalla contrapposizione ideologica tra capitalismo e comunismo, non si sarebbe mai potuto affermare che il pensiero dei progressisti del Vecchio continente e del Nuovo mondo è diviso soltanto dall’Oceano Atlantico. Sarebbe stata un’eresia degna di un’epurazione staliniana. Per fortuna oggi la storia ha voltato pagina. Il muro di Berlino, simbolo della divisione del mondo in due blocchi, è stato abbattuto e finalmente ci si è resi conto che l’obiettivo del socialismo è creare ponti tra i popoli e non muri che impediscono il dialogo ed il confronto. Lo scenario planetario è cambiato e quindi non c’è nessuna difficoltà nell’affermare che la politica di Bill Clinton, di Barack Obama o dei democratici americani in genere non è poi così differente da quella dei progressisti e socialisti europei.
Clinton e Gramsci - Non è un segreto che l’ex Presidente degli Usa ha studiato in Inghilterra ed è un buon conoscitore di Antonio Gramsci e secondo alcuni studiosi come Ernest Laclau e Chantal Mouffe, è proprio Bill Clinton, partendo dal concetto di egemonia in Gramsci, che ha rappresentato durante il suo mandato quel punto di contatto “tra la radicalità della politica rivoluzionaria ed il rispetto delle differenze nella società capitalista avanzata” (cit. pag. 214 del libro Hegemony and socialist strategy: toward radicaldemocratic politics). Il Presidente Clinton, il new labour Party di Tony Blair e anche i Democratici di Sinistra in Italia si sono allontanati sempre più dal materialismo storico, che è alla base del pensiero di Gramsci, e sono approdati ad una visione democratica riformista.
Roosvelt, Obama e il socialismo - Al di là del legame di Clinton con il pensiero politico marxista italiano (ovviamente rivisto e riadattato al contesto storico), possiamo tornare indietro nel tempo, ad esempio negli anni ’30 del Novecento, e tenere in considerazione il Presidente Roosvelt quando applicò le politiche del “New Deal” per contrastare la Grande Depressione e si circondò di collaboratori che non nascondevano le loro simpatie per il socialismo. Ultimo, ma non per importanza, è Barack Obama che si è formato con letture di autori anti-imperialisti che popolavano le biblioteche delle sinistre europee. Inoltre il suo ingresso in politica a Chicago è andato di pari passo con i movimenti afroamericani, che hanno sempre fatto del marxismo un faro ideologico.      
Facciamo parte della stessa storia - Da questo breve excursus si può notare che le differenze non sono poi così marcate e anche se molti storcono il naso quando si parla di una politica di sinistra sia in Europa che negli Stati Uniti d’America, credo che noi e loro facciamo parte di una stessa storia. Forse siamo giunti allo stesso punto da strade diverse, ma il futuro ci farà combattere le stesse battaglie. Progressisti europei ed americani hanno il compito di dare una risposta credibile per uscire da questa lunga crisi economica e dare un futuro migliore alle nuove generazioni. Un sfida complicata che non può lasciare spazio ad inutili divisioni ideologiche.        

Valerio Morabito
                                    

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