Il
rispetto del principio
costituzionalmente garantito della libertà e del pluralismo dell’informazione passa
attraverso la salvaguardia della dignità e dell’indipendenza dei
giornalisti. In Italia, e in modo ancor
più accentuato in Molise, la stragrande maggioranza dei giornalisti operanti
nel quotidiani e periodici a stampa e on line e nelle imprese editoriali di
radio e tv, sono soggetti da tempo ad una vergognosa condizione di sfruttamento
che incide in modo preoccupante sulla qualità del prodotto finale.
Un
esempio emblematico di come nel nostro Paese il concetto di flessibilità sia sinonimo
perfetto di precarietà e precarizzazione del lavoro, è dato da quanto purtroppo
accade nelle imprese dell’editoria, dove operano giovani e meno giovani che
hanno votato la loro vita al giornalismo e che sopravvivono con 4 – 5 euro
lordi al pezzo, una miseria che non dovrebbe essere neppure contemplata quando
si parla di informazione a servizio del cittadino. Di questa precarietà, che
sfocia in frustrazione e che rappresenta al contrario un grosso beneficio per
pseudo editori protetti troppo spesso dal silenzio complice della politica,la
stragrande maggioranza dei cittadini purtroppo non ha alcuna percezione.
Come
ha ben affermato Marco Patruno, direttore responsabile di Generazione P. Giornalisti e Precari, essere giornalisti precari in
Italia vuol dire “ non avere una sicurezza economica, non avere un periodo di
riposo retribuito, non avere una pensione dopo una vita intera al servizio
della professione. La paura di un giornalista precario è quella di ammalarsi
perché la malattia non sempre viene riconosciuta”. In definitiva, il giornalista
precario è “un soggetto debole e per questo potenzialmente e più facilmente
ricattabile, dal datore di lavoro, dal politico di turno o da gente poco
raccomandabile”.
Per
questo è fondamentale partire dalla necessaria attenzione e sensibilità rispetto
ad un problema grave per un paese che si definisce democratico. Se la stampa
viene meno al suo dovere di formare le coscienze dei cittadini vuol dire che
manca alla radice un principio cardine del sistema democratico: la libertà del
giornalista. Se il giornalista è
costretto a lavorare in nero con una retribuzione da fame, ridotto ad una
condizione di schiavitù paragonabile a quella di un povero extracomunitario
assunto nei campi, come è minimamente
pensabile che egli compia correttamente il suo dovere ?
In
via prioritaria, la politica, il sindacato e l’ordine dei giornalisti hanno
l’obbligo di far venire a galla la preoccupante anomalia rappresentata
dall’impiego di lavoro sommerso all’interno delle imprese editoriali. Non può
essere permesso a finti editori senza scrupoli di lucrare sulla dignità, sulle
speranze e sui sogni dei giornalisti. Chi sfrutta il lavoro degli altri deve
essere sanzionato e non messo più nella condizione di nuocere alla società.
Per
quanto riguarda il caso Molise, bene ha fatto l’ASM, Associazione Stampa Molise
a ricordare, in un comunicato pubblicato lo scorso 10 settembre, che nella
nostra regione vige il “più alto tasso di lavoro nero nel settore
dell’editoria: più del 70% degli addetti non ha un contratto di lavoro”. Tutto
ciò pone un serio interrogativo sul corretto utilizzo dei finanziamenti
pubblici, garantiti sulla base della legge regionale del 10 Novembre
2009, n. 28 avente ad oggetto: “misure
urgenti a sostegno degli editori molisani operanti nel settore della carta
stampata”. Una legge che l’ASM definisce correttamente “legge vergogna,
grazie alla quale è stato distribuito in tre anni circa 1 milione di euro a
pochissimi quotidiani e periodici, individuati in base a parametri che
privilegiano pochi e danneggiano tanti”. Una massa di denaro pubblico che,
secondo l’ASM, “non solo non giova all’occupazione, ma distorce la concorrenza,
inficia la deontologia professionale e danneggia il messaggio informativo”.
I
Giovani Democratici del Molise, consapevoli dell’estrema importanza che il
sistema dell’informazione assume per il conseguimento dello sviluppo culturale,
sociale ed economico del Paese, avanzano le seguenti proposte quale contributo
alle iniziative di sensibilizzazione annunciate per l’autunno dall’ASM e al
contempo, alle forze politiche e sociali affinché fin da subito si entri nel
merito del problema con azioni concrete, finalizzate ad assicurare la tutela e
salvaguardia della dignità dei professionisti dell’informazione.
·
I Giovani Democratici chiedono al consiglio
e alla giunta regionale del Molise di sollecitare quanto prima l’approvazione
del disegno di legge sull’equo compenso ai giornalisti, ddl già approvato alla
Camera e tuttora fermo in Senato, affinché sia data una risposta positiva alla
necessaria richiesta di equità e di dignità dei giornalisti precari.
·
Chiedono inoltre che venga approvata la
proposta di legge regionale avente ad oggetto “misure della Regione per il sostegno del pluralismo dell’informazione”,
che vincola la concessione di incentivi economici da parte della Regione “alle
imprese editoriali, con sede legale e operativa in Molise e iscritte al ROC, in
regola con gli obblighi di legge in materia di trattamento contrattuale e
assicurativo del personale dipendente e di sicurezza nei posti di lavoro”.
La
condizione indispensabile per l’accesso ai contributi è “l’applicazione al
personale giornalistico delle norme dei
contratti nazionali di lavoro giornalistico della Federazione Nazionale
della Stampa e per tutti gli altri
dipendenti del regolare contratto di categoria. Sono esclusi co.co.co, co.co.pro
ed ogni altra forma di prestazione di lavoro a chiamata o autonomo”. Una proposta di legge quest’ultima che
rappresenta un primo, necessario , fondamentale passo di civiltà nella giungla
dell’editoria molisana, accentuata in seguito all’approvazione della legge
regionale del 2009.
Davide Vitiello , Segretario Giovani
Democratici del Molise
Caterina Cerroni, Responsabile dipartimento cultura e informazione GD Molise
Caterina Cerroni, Responsabile dipartimento cultura e informazione GD Molise
Nessun commento:
Posta un commento