Nel corso della storia le
crisi economiche hanno sempre generato instabilità e populismi nei vari Paesi
in cui si sono manifestate. L’esempio più eclatante nel secolo che ci siamo lasciati
alle spalle è stata la Germania. La vecchia Repubblica di Weimar è stata
travolta da una serie di cause (la crisi economica del ’29 propagatasi in
Europa, il trattato di Versailles che umiliò i tedeschi e fece crescere la
rabbia e l’odio contro i vincitori della Prima Guerra Mondiale, una politica
ingessata ed incapace di guardare alle esigenze dei cittadini), che hanno
portato al potere un fanatico come Adolf Hitler. La storia insegna come nei
momenti più drammatici ed incerti, la popolazione tende a rinchiudersi nel suo
orticello perchè ha paura di perdere quel poco che possiede. I cittadini, che
vivono in un periodo di crisi economica, si disinteressano del bene comune, dei
diritti e di tutto quello che può fare rima con una società civile e democratica.
Tutto ciò è normale. E’ nella natura dell’uomo aver paura in questi periodi
storici, mettere da parte la ratio ed
utilizzare solo l’istinto.
Per fortuna l’Italia e
l’Europa non sono in questa situazione. Certo la crisi economica ha raggiunto
il picco della sua forza, ma un po’ di luce si può intravedere in fondo al
tunnel. Negli ultimi due mesi i dati economici sembrano essere migliorati ed il
famoso spread è in lenta discesa. Se le nostre istituzioni riusciranno a
mantenere la rotta, nei prossimi mesi (e speriamo che siano soltanto mesi) si
inizierà a notare una rinascita anche nell’economia reale. Il problema, adesso,
è uno: che fare in questo imprecisato periodo di tempo?
La domanda non è delle più
semplici. La crisi economica, come detto in precedenza, ha ingigantito vari
populismi e nazionalismi. Purtroppo l’Europa è ricca di esempi: Alba Dorata in
Grecia, gli ultra-nazionalisti di Marine Le Pen in Francia, i Pirati in
Germania e il Movimento Cinque Stelle in Italia. Queste organizzazioni, approfittando
dell’incertezza e dell’inevitabile riposizionamento che una crisi economica
comporta, stanno cavalcando la disperazione di migliaia di persone solo per
raggiungere i loro fini politici. Altro che anti-politica! Questi metodi fanno
parte delle peggiori strategie politiche. Noi in Italia, con il recente esempio
del berlusconismo, lo dovremmo sapere bene. Ma si sa, l’italiano ha la memoria
corta o meglio preferisce far finta di nulla.
Di fronte ad una situazione
del genere che rischia di mettere in discussione il più grande progetto
politico degli ultimi cinquant’anni, ovvero l’unità dell’Europa, sono
importanti e condivisibili le parole del Presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano e del Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Monti, di cercare
di arginare e combattere i vari populismi e nazionalismi. E’ un dovere
rispondere positivamente a questo invito, se non vogliamo mandare a rotoli il
sogno degli Stati Uniti d’Europa. Su questo punto, troppo importante per
l’immediato futuro, non possono esserci divisioni politiche. Le grandi forze
che animano il Parlamento Europeo (socialisti e popolari) non devono dividersi
sul pilastro portante della nuova Europa.
Però se è vero che ci si
trova d’accordo, e non potrebbe essere altrimenti, su questo punto, è
altrettanto vero che un’alleanza tra progressisti e moderati non è nella natura
e nella tradizione politica europea. Si può difendere l’Europa dai populismi e
nazionalismi anche stando sulle due rive opposte del fiume. Anzi questo metodo
può essere anche più efficace, perché si eviterebbe di lasciare scoperta ed
incustodita una riva del corso d’acqua che potrebbe esser conquistata da
un’improvvisa invasione di grilli. Al di là delle metafore non sono convinto di
questa alleanza tra progressisti e democratici ed i motivi sono diversi.
Il primo punto è di natura strategica.
In un momento storico in cui il qualunquismo contro il sistema politico la fa
da padrone, con quale lungimiranza ci si può alleare con il partito (Udc) che
fa dell’opportunismo politico una delle sue caratteristiche principali? Noi
democratici vorremmo sconfiggere il populismo grillino alleandoci con i vecchi
democristiani, che hanno contribuito con inciuci a questa situazione degradante
per la politica italiana?
Il secondo punto è di
natura programmatica. L’esperienza dell’Unione avrebbe dovuto insegnarci
qualcosa. Abbiamo fallito nel governare con gente come Mastella e adesso
cerchiamo la mission impossible con
gli alleati di Formigoni in Lombardia o di Michele Iorio in Molise? Non mi si
venga a dire che verrà stilato un programma dettagliato e condiviso, perché
ricordiamo bene che anche il vecchio centro-sinistra possedeva un lungo programma.
Il terzo punto, in realtà collegato al
secondo, è di natura ideologica. L’Udc ha una visione cattolica della società.
I discorsi del Papa contro i matrimoni omosessuali, l’eutanasia e l’aborto sono
gli stessi dei leader del partito di Casini. Noi progressisti, invece, abbiamo
una visione laica della società e questo non può passare in secondo piano.
Vincere le elezioni è fondamentale, ma non alleandoci con un partito che ci
logorerebbe al Governo e ci farebbe perdere (questa volta definitivamente) la
fiducia degli italiani. E’ vero che se dovessimo vincere avremmo una grande
responsabilità, ma non dobbiamo aver paura di cambiare il Paese e non dobbiamo
cercare stampelle o compagni di strada, perché siamo un grande partito con
gente appassionata e perbene.
di Valerio Morabito
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