martedì 25 settembre 2012

L’anti-politica non si batte alleandosi con l’Udc


Nel corso della storia le crisi economiche hanno sempre generato instabilità e populismi nei vari Paesi in cui si sono manifestate. L’esempio più eclatante nel secolo che ci siamo lasciati alle spalle è stata la Germania. La vecchia Repubblica di Weimar è stata travolta da una serie di cause (la crisi economica del ’29 propagatasi in Europa, il trattato di Versailles che umiliò i tedeschi e fece crescere la rabbia e l’odio contro i vincitori della Prima Guerra Mondiale, una politica ingessata ed incapace di guardare alle esigenze dei cittadini), che hanno portato al potere un fanatico come Adolf Hitler. La storia insegna come nei momenti più drammatici ed incerti, la popolazione tende a rinchiudersi nel suo orticello perchè ha paura di perdere quel poco che possiede. I cittadini, che vivono in un periodo di crisi economica, si disinteressano del bene comune, dei diritti e di tutto quello che può fare rima con una società civile e democratica. Tutto ciò è normale. E’ nella natura dell’uomo aver paura in questi periodi storici, mettere da parte la ratio ed utilizzare solo l’istinto.
Per fortuna l’Italia e l’Europa non sono in questa situazione. Certo la crisi economica ha raggiunto il picco della sua forza, ma un po’ di luce si può intravedere in fondo al tunnel. Negli ultimi due mesi i dati economici sembrano essere migliorati ed il famoso spread è in lenta discesa. Se le nostre istituzioni riusciranno a mantenere la rotta, nei prossimi mesi (e speriamo che siano soltanto mesi) si inizierà a notare una rinascita anche nell’economia reale. Il problema, adesso, è uno: che fare in questo imprecisato periodo di tempo?
La domanda non è delle più semplici. La crisi economica, come detto in precedenza, ha ingigantito vari populismi e nazionalismi. Purtroppo l’Europa è ricca di esempi: Alba Dorata in Grecia, gli ultra-nazionalisti di Marine Le Pen in Francia, i Pirati in Germania e il Movimento Cinque Stelle in Italia. Queste organizzazioni, approfittando dell’incertezza e dell’inevitabile riposizionamento che una crisi economica comporta, stanno cavalcando la disperazione di migliaia di persone solo per raggiungere i loro fini politici. Altro che anti-politica! Questi metodi fanno parte delle peggiori strategie politiche. Noi in Italia, con il recente esempio del berlusconismo, lo dovremmo sapere bene. Ma si sa, l’italiano ha la memoria corta o meglio preferisce far finta di nulla.
Di fronte ad una situazione del genere che rischia di mettere in discussione il più grande progetto politico degli ultimi cinquant’anni, ovvero l’unità dell’Europa, sono importanti e condivisibili le parole del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e del Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Monti, di cercare di arginare e combattere i vari populismi e nazionalismi. E’ un dovere rispondere positivamente a questo invito, se non vogliamo mandare a rotoli il sogno degli Stati Uniti d’Europa. Su questo punto, troppo importante per l’immediato futuro, non possono esserci divisioni politiche. Le grandi forze che animano il Parlamento Europeo (socialisti e popolari) non devono dividersi sul pilastro portante della nuova Europa.
Però se è vero che ci si trova d’accordo, e non potrebbe essere altrimenti, su questo punto, è altrettanto vero che un’alleanza tra progressisti e moderati non è nella natura e nella tradizione politica europea. Si può difendere l’Europa dai populismi e nazionalismi anche stando sulle due rive opposte del fiume. Anzi questo metodo può essere anche più efficace, perché si eviterebbe di lasciare scoperta ed incustodita una riva del corso d’acqua che potrebbe esser conquistata da un’improvvisa invasione di grilli. Al di là delle metafore non sono convinto di questa alleanza tra progressisti e democratici ed i motivi sono diversi.
Il primo punto è di natura strategica. In un momento storico in cui il qualunquismo contro il sistema politico la fa da padrone, con quale lungimiranza ci si può alleare con il partito (Udc) che fa dell’opportunismo politico una delle sue caratteristiche principali? Noi democratici vorremmo sconfiggere il populismo grillino alleandoci con i vecchi democristiani, che hanno contribuito con inciuci a questa situazione degradante per la politica italiana?
Il secondo punto è di natura programmatica. L’esperienza dell’Unione avrebbe dovuto insegnarci qualcosa. Abbiamo fallito nel governare con gente come Mastella e adesso cerchiamo la mission impossible con gli alleati di Formigoni in Lombardia o di Michele Iorio in Molise? Non mi si venga a dire che verrà stilato un programma dettagliato e condiviso, perché ricordiamo bene che anche il vecchio centro-sinistra possedeva un lungo programma.
 Il terzo punto, in realtà collegato al secondo, è di natura ideologica. L’Udc ha una visione cattolica della società. I discorsi del Papa contro i matrimoni omosessuali, l’eutanasia e l’aborto sono gli stessi dei leader del partito di Casini. Noi progressisti, invece, abbiamo una visione laica della società e questo non può passare in secondo piano. Vincere le elezioni è fondamentale, ma non alleandoci con un partito che ci logorerebbe al Governo e ci farebbe perdere (questa volta definitivamente) la fiducia degli italiani. E’ vero che se dovessimo vincere avremmo una grande responsabilità, ma non dobbiamo aver paura di cambiare il Paese e non dobbiamo cercare stampelle o compagni di strada, perché siamo un grande partito con gente appassionata e perbene.   
di Valerio Morabito

           

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